Economia Blu: il futuro è nel mare

Giulia Tripaldi
April 23, 2025
5 min read

C’è un mondo che respira sotto la superficie delle acque, invisibile ma vitale. Un mondo che, se ascoltato e rispettato, potrebbe offrire soluzioni innovative, risorse preziose e nuovi modelli economici più in sintonia con il pianeta. È il mondo dell’economia blu, un concetto che invita a ripensare il nostro rapporto con il mare non solo come risorsa, ma come alleato nella transizione verso la sostenibilità.

Oggi, in un mondo in cui la crisi climatica ridefinisce le nostre priorità, l’oceano emerge come un protagonista imprescindibile. È il secondo polmone del pianeta, capace di assorbire circa il 30% della CO₂ atmosferica, ma la sua importanza non si ferma alla sola funzione ecologica. Il mare rappresenta anche una fonte inesauribile di opportunità economiche. È proprio qui che si inserisce il concetto di economia blu: un modello che punta a coniugare crescita e tutela, valorizzando le risorse marine in modo sostenibile per generare occupazione, innovazione e benessere a lungo termine.

Una nuova rotta per la pesca

La pesca è uno dei settori più antichi e simbolici del rapporto tra uomo e mare. Ma è anche uno dei più esposti al rischio di sovrasfruttamento. La pesca sostenibile si pone come alternativa necessaria: utilizza pratiche selettive, rispetta i periodi di riproduzione e lavora con sistemi di tracciabilità che garantiscono la provenienza del pescato.

Un esempio virtuoso è quello della cooperativa di Torre Guaceto, in Puglia: i pescatori locali, in accordo con l’area marina protetta, seguono un protocollo che limita il numero di uscite e la quantità di pesce pescato. Il risultato? Gli stock ittici si rigenerano e il prodotto, più raro e controllato, acquista valore.

Alghe, molluschi e il futuro dell'acquacoltura

L’acquacoltura sostenibile rappresenta una delle grandi opportunità dell’economia blu. A differenza della pesca intensiva, può essere gestita in modo da ridurre l’impatto ambientale, preservare la biodiversità e creare filiere circolari. In Norvegia, startup come Ocean Rainforest stanno coltivando alghe marine su larga scala per produrre cibo, cosmetici e bio-materiali biodegradabili.

Le alghe richiedono poca acqua dolce, assorbono CO2 e non necessitano di fertilizzanti: sono una risorsa a impatto quasi zero. In Italia, realtà come Smart Bay Sardegna promuovono progetti pilota per l’allevamento sostenibile di molluschi e la tutela degli habitat costieri.

Scienza marina e biotecnologie

La biotecnologia marina è forse il volto più innovativo dell’economia blu. Nei fondali oceanici si celano organismi unici che producono sostanze chimiche con applicazioni farmacologiche, nutraceutiche e cosmetiche. Alcune molecole estratte da batteri marini si stanno rivelando efficaci contro infezioni antibiotico-resistenti e persino in trattamenti oncologici.

Ad esempio, il Trabectedin, derivato da un organismo marino caraibico, è oggi utilizzato nella cura di tumori rari. E l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale(OGS), in Italia, guida progetti che mappano la biodiversità del Mar Mediterraneo per identificarne il potenziale medico e industriale.

Il Mediterraneo come laboratorio del cambiamento

Il bacino del Mediterraneo, culla di civiltà, può diventare anche un laboratorio per l’economia blu. Il progetto europeo Blue Med promuove ricerca, innovazione e cooperazione tra i paesi rivieraschi per una gestione integrata del mare: dalla riduzione della plastica alla protezione della biodiversità, fino all’uso sostenibile delle risorse.

In Italia, il Cluster Blue Italian Growth, sostenuto dal Ministero della Ricerca, mette in rete università, imprese e centri di ricerca per sviluppare soluzioni innovative in ambito marino.

Tra rischi climatici e grandi opportunità

L’oceano, però, è anche in pericolo. L’innalzamento delle temperature, l’acidificazione delle acque e la perdita di habitat minacciano la biodiversità marina e, con essa, le stesse basi dell’economia blu. Per questo è fondamentale integrare la sostenibilità ambientale in ogni scelta legata allo sviluppo marittimo.

Ma se gestita con visione, l’economia blu può essere uno dei pilastri della transizione ecologica. Non solo perché crea posti di lavoro “verdi” e valorizza risorse poco sfruttate, ma perché ci insegna un altro modo di abitare il pianeta: più connesso, più equo, più lungimirante.

In un tempo in cui si parla tanto di “guardare al futuro”, forse è il momento di volgere lo sguardo anche sotto la superficie.

Giulia Tripaldi
April 23, 2025
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